
1474 - Piazza del Commercio
Con un solenne privilegio, Re Ferdinando sancì l'importanza di uno spazio comune che, nel cuore della città, svolgeva un ruolo cruciale nella vita quotidiana dei suoi sudditi. Questa piazza, descritta con minuziosa precisione nel documento reale, era un vero e proprio fulcro di attività economiche e sociali.
Innanzitutto, era il cuore pulsante del commercio locale, ospitando due o addirittura tre fiere all'anno e un mercato settimanale, ogni lunedì. Qui, agricoltori e artigiani esponevano i loro prodotti, favorendo gli scambi commerciali e rinsaldando i legami tra le diverse componenti della comunità.
Ma la piazza non era solo un luogo di mercato. Era anche strettamente legata alle attività marittime, offrendo uno spazio dedicato alla costruzione e alla riparazione delle imbarcazioni. Un "lavaturo" pubblico, utilizzato dai pescatori per stendere le reti, testimoniava l'importanza della pesca nell'economia locale. Lo stesso "lavaturo", con l'arrivo della vendemmia, si trasformava in un palmento, sottolineando il carattere multifunzionale di questo spazio. Originariamente era anche presente il così detto Terzanare o terzanave ossia luogo per ricovero e manutenzione di piccole imbarcazioni (dal latino tersa = pulita + navis = nave)
Tuttavia, l'aspetto più significativo del privilegio reale risiede nell'intento di tutelare questo bene comune. Il re, infatti, proibì in modo categorico la costruzione di edifici privati sulla piazza, come nel caso di Bartolomeo Muscettola, che aveva osato avanzare tale pretesa. Questa disposizione rifletteva la consapevolezza che la piazza non apparteneva a singoli individui, ma all'intera comunità, e che la sua conservazione era fondamentale per il benessere e la prosperità della città.